Trattare l’Alzheimer con Reiki

Liberamente tradotto e riassunto da:
Treating Alzheimer’s Disease with Reiki
Di Therese Silva Johnson (2002)

Traduzione a cura di: Fabrizio Villa

La geriatria è lo studio della vecchiaia. Io sono una geriatra certificata e da sei anni sono operatrice e amministratrice di una casa di cura con 6 letti. Mi sono specializzata nel trattamento di pazienti affetti da Alzheimer e mi sono occupata di pazienti negli stadi 3 e 4 della malattia.

Nel corso degli anni ho notato che alcuni dei miei pazienti rispondevano in modo notevole al tocco, soprattutto nelle aree del corpo dove sentivano dolore. Poichè ho seguito un corso di Reiki in California (con Sister Mary Mebane) cominciai a usare Reiki invece che il tipo di tocco teraupetico informale che usavo prima e trovai Reiki molto più efficace, decidendo così di usarlo con tutti i miei pazienti.

La malattia di Alzheimer si chiama così dal nome del medico tedesco (Alois Alzheimer) che la classificò nel 1906. E’ una malattia del cervello che comporta un danno ai suoi tessuti. L’Alzheimer è responsabile di più della metà delle perdite di memorie dovute a cause organiche ed è la quarta causa di morte negli anziani, dopo le malattie coronariche, il cancro e l’infarto. Al momento la causa della malattia è ignota e non si conosce una cura. La malattia può persistere anche per 25 anni prima che il malato ne muoia. Essa provoca una perdita globale delle capacità intellettive, interferendo con le attività quotidiane. I sintomi iniziali sono sottili: ci possono essere cambi di personalità, perdite di memoria, difficoltà a ragionare, a prendere iniziative, a imparare nuove cose. La persona può anche avere sbalzi di umore e può agitarsi facilmente.

Con il progredire della malattia, il paziente manifesta gradualmente difficoltà a parlare e a usare in genere il linguaggio, difficoltà di movimento e di coordinazione, confusione e disorientamento; alla fine la persona perde completamente la sua indipendenza. La malattia distrugge gradualmente le cellule del cervello, comportando una perdita nelle capacità mentali ma anche nella capacità di controllare il corpo e le funzioni corporali; si ha anche un indebolimento del corpo con una minore resistenza a infezioni e alla polmonite. A oggi la medicina non è in grado di fornire nessuna cura, si può solo assistere i malati di Alzheimer.

Vorrei condividere le mie due esperienze più significative nel trattamento Reiki di questi malati. Farò riferimento al paziente A con il nome Mary e al paziente B come Rose.

Mary ha 77 anni ed è bianca, affetta da demenza, ipertensione e torcicollo. Il torcicollo la obbligava a tenere una posizione della testa in cui guardava continuamente il soffitto e questa condizione fu alleviata del 75% semplicemente con quattro trattamenti di Reiki+massaggio di circa 15 minuti l’uno; il sollievo duro’ per quattro mesi.

Mary era nella fase 4 della malattia di Alzheimer quando entrò nella mia casa di cura dove rimase dal 1999 al 2001.

Soffriva dei seguenti sintomi: incapacità di seguire istruzioni, perdita di memoria, assenza di senso di personalit àe capacita’ sociali, perdita di senso del tempo, difficoltà a comunicare, apatia, depressione, agitazione. Inoltre camminava continuamente senza uno scopo, perdeva oggetti o li nascondeva.

I miei trattamenti Reiki non fermarono il decorso della malattia ma le evitarono dolore e i sintomi di agitazione e ansia.

Nel 2001 fu trasferita in un’altra casa di cura dato che io chiusi la mia per dedicarmi al Reiki a tempo pieno.
Per farla dormire la notte erano necessarie quattro dosi di sonnifero, che fortunatamente tollerava. Non tollerava invece altri tipi di farmaci, come spesso accade per i pazienti di Alzheimer. Quando arrivò da me non riusciva a stare ferma neanche per i pasti, aveva perso peso e il suo corpo era fragile.

Nelle case di cura spesso i pazienti affetti da agitazione e tremori vengono legati alle sedie o a una carrozzina quando devono mangiare (serve in questo caso una specifica ingiunzione da un medico).

Essendo la nostra una casa di assistenza privata non avevamo la possibilità di legarla e per darle da mangiare dovevamo seguirla con un bicchiere contenente una bevanda energetica e cercare di farla bere da una cannuccia. Questo era frustrante per me e le mie infermiere.

Cominciai allora a praticarle Reiki quando lei si sedeva, anche se rimaneva ferma spesso per non più di un minuto. Notai che quando le appoggiavo le mani tendeva a rimanere ferma e a non muoversi. Si rilassava e diventava più lucida. Quando finivo il trattamento mi seguiva e mi faceva segno di continuare, qualche volta riusciva anche a parlare, dicendo “vieni”. Il fatto che riuscisse a parlare e a comunicare un suo bisogno può essere visto come qualcosa di straordinario per una persona nel suo stadio di malattia.

Questa risposta collegata a una maggiore lucidita’ si ripetè varie volte.

Poi iniziai a fare trattamenti Reiki a Mary durante l’ora di pranzo e in questo modo riuscivo a farla stare ferma mentre le si dava da mangiare.
Questo fu un aiuto prezioso per mantenere il suo peso e impedire che peggiorasse anche dal punto di vista del corpo; se questo avviene c’è infatti il rischio che il paziente finisca in un reparto di ospedale e non possa piu’ muoversi.

Cominciai anche a trattare con Reiki le lesioni che Mary si provocava regolarmente; i pazienti anziani di Alzheimer a volte hanno la pelle molto sottile che può danneggiarsi anche per un piccolo sfregamento contro una parete. Inoltre molti di loro finiscono contro le pareti o i vetri a causa di una vista e una percezione spaziale distorte.

Non potevamo neanche mettere a Mary dei cerotti perchè se li strappava come un bambino di due anni, peggiorando i tagli.

Usavo dei “cerotti liquidi” con Reiki per trattare le sue lesioni e riuscivo a fermare il sangue in modo molto rapido e a favorire il processo di guarigione della pelle (stimo che la pelle guarisse in un tempo di circa la meta’ di quanto accade senza Reiki).


Il paziente B, Rose, aveva 87 anni, bianca. Rose aveva molti dei sintomi di Mary anche se non a uno stadio così avanzato. In più era affetta da paranoia: era sospettosa verso gli altri, aveva idee e credenze infondate, interpretava in modo sospettoso fatti innocui e reagiva in modo sproporzionato ad essi.

Rose riusciva a mangiare da sola ed era semi-incontinente. Per il primo anno che fu nella mia casa di cura riuscì a parlare e a comunicare, poi la maggior parte di quello che diceva diventò senza senso. Divenne frustrata e scoraggiata perchè si rendeva conto della sua incapacita’ di comunicare.

Rose fu con me dal 1998 al 2001 e in quegli anni le fu somministrato il mellaril per ridurre il suo comportamento ostile.

La cosa più difficile per gli infermieri era la sua tendenza a vagare e a cercare di uscire dalla casa di cura. Era convinta che doveva andare a vedere qualcuno. Accusava continuamente gli altri di rubarle le cose e camminava tutto il giorno e la sera. Si sedeva solo per mangiare e poche altre volte durante il giorno, quando non stava tentando di andarsene.

Rose non apprezzava essere toccata ed essere aiutata nelle attività quotidiane come fare il bagno, vestirsi, pettinarsi.

Voleva mantenere il controllo su se stessa e anche controllare gli altri. Da lei imparai come non comportarmi con i miei bambini e con le altre persone. Questo lavoro insegna la pazienza e la tolleranza.
Era ossessionata dalla volontà di controllo ed era quindi molto difficile da assistere. Era irritabile e piena di risentimento e acredine, ma le diedi comunque Amore.

Cominciai a dare Reiki a Rose per intervalli limitati. Mi permise di toccarla e di darle Reiki tenendo le mani sulle sue spalle, sulla corona o sulla parte posteriore della testa mentre lei sedeva su una sedia. Queste erano le uniche posizioni che mi permetteva.

Quando cominciai le spiegai cosa era Reiki e chiesi il suo permesso. Fu d’accordo ma ogni volta che le praticavo Reiki mi fermava dopo 3,5, massimo 8 minuti. Mi sembrò che questo fosse legato alla sua necessità di mantenere il controllo.

Sapevo che sentiva l’effetto del Reiki dal suo linguaggio corporeo e dal modo in cui mi guardava. Qualche volta la paranoia la prendeva e mi chiedeva cosa le stessi facendo.

Le praticai anche trattamenti Reiki a distanza rimanendo nella stessa stanza e mandandole Reiki attraverso i polpastrelli, come raggi laser. Rose preferiva questo tipo di trattamento in cui non la toccavo. Le praticai trattamenti da 20 minuti 2-3 volte la settimana per 6 settimane e poi una volta la settimana per molte settimane.

Combinai il Reiki con una tecnica chiamata Metodo Validation (“Validation Therapy”). La usai su di lei ogni giorno per otto minuti al giorno, per circa 3 settimane e poi ridussi la terapia a 3 volte la settimana per un mese.

Dopo un mese da quando cominciai a praticare Reiki e Validation i tentativi di Rose di lasciare la casa di cura si ridussero significativamente, a un tentativo per mese. Questo ridusse lo stress sui miei collaboratori, alcuni dei quali sul punto di andarsene a causa di questo comportamento. Un altro risultato dei trattamenti fu un aumento della sua accettazione degli infermieri e della loro assistenza nelle attività quotidiane. Smise quasi del tutto di accusare gli altri di rubare, il che fu un sollievo per gli altri residenti e il personale e aumentò l’armonia nella struttura di cura.

La combinazione di trattamenti Reiki e del Metodo Validation condotti simultaneamente diede quindi ottimi risultati.

Precedentemente avevo usato il Metodo Validation da solo con un successo minimo.

I risultati ottenuti mi entusiasmarono al punto che decisi che era importante farli conoscere a quante più persone possibili e sviluppai un programma di ricerca su Reiki e Alzheimer.

Sperimentai una grande crescita spirituale. Mi sento veramente entusiasta di Reiki, la sensazione descritta da Frank Arjava Petter nel suo libro “Reiki Fire”.

Il Reiki è diventato per me un meraviglioso modo di vivere. Come conseguenza ho chiuso la mia casa di cura e al momento sto cercando di dedicarmi alla pratica del Reiki a tempo pieno con lo scopo di sviluppare un piano di terapia dettagliato che possa essere usato da coloro che assistono i malati di Alzheimer per migliorare la qualità della vita sia dei pazienti che di chi li assiste.

Ho avuto un grande successo nel fermare o guarire parzialmente l’Alzheimer in alcuni pazienti. Sto cercando di trovare un modello per una casa di cura specificatamente pensata per i malati di Alzheimer.

Sto concentrando la ricerca su due punti:

1) correggere la dieta aggiungendo supplementi e metodi naturopatici

2) terapie comportamentali, reminiscence therapy, terapia con animali, arte, Metodo Validation, musicoterapia, aromaterapia, terapia con le piante, massaggio, Reiki e anche attività sociali come escursioni ed esercizio fisico.

I due approcci penso possano permettere i migliori risultati per massimizzare il beneficio ai pazienti dal punto di vista cognitivo, dell’indipendenza e della socializzazione.

Il mio progetto di ricerca si chiama “The Alzheimer’s Reiki Program Incorporated”.

Sto raccogliendo storie di trattamenti effettuati su pazienti, potete inviarle a silvat©jps.net

Possano tutti coloro che curano i malati venire a conoscenza dei benefici e delle meraviglie dell’usare Reiki come io ho potuto constatare e possano essi sperimentare l’Amore e la misericordia di Dio.

Vi auguro che l’Amore e la pace siano per sempre con voi.

Therese Silva Johnson

Nota: Il Metodo Validation è una tecnica usata sui pazienti di Alzheimer. Raccomando i libri di Naomi Feil.