I simboli del Reiki (Shirushi)

Sui simboli Reiki (Shirushi in giapponese),

è stato detto e scritto parecchio, fino a poco tempo fa, si pensava che i simboli fossero l’essenza e la formula del Reiki, in pratica, accessi per utilizzare e trasmettere quest’arte terapeutica. Nella realtà i simboli Reiki sono degli strumenti da usare, al nostro servizio, una specie di “cassetta degli attrezzi” a cui attingere, non a caso simboli e mantra sono usati in quasi tutte le tradizioni spirituali per la meditazione, lo sviluppo personale, la guarigione e l’impiego dell’energia.

I simboli possono essere suddivisi in due tipi:
quelli in grado di determinare mutamenti soggettivi e quelli che provocano mutamenti oggettivi.

In quelli inerenti a mutamenti soggettivi troviamo le affermazioni, l’uso consapevole di oggetti con significato simbolico, (croce, cerchio, ecc.), forme e colori che danno vita a specificate atmosfere e associazioni d’idee, in breve, siamo in grado di utilizzare ogni segno o immagine, delle parole, ogni cosa con cui abbiamo un’intensa unione emotiva.
Con quanto sopra, gli effetti che conseguiamo mutano molto e non sono identici per tutti.

In quelli capaci di dare origine a cambiamenti oggettivi, sono collocati i simboli e mantra del Reiki, le rune, gli amuleti magici ecc.
Per impiegare questi strumenti è essenziale ricevere insegnamenti da chi già li usa, se aspiriamo ad agire da soli, è fondamentale equilibrare efficacemente il sistema ed utilizzare in modo giusto il simbolo, poiché il simbolo può operare senza aver ricevuto l’attivazione, ma è incompleto, è un segno e una parola qualsiasi.

I Simboli chiavi della coscienza

I simboli sono paragonabili a delle chiavi della coscienza, in grado di penetrare l’inconscio e innescare nuovi processi di pensiero.

I simboli nel Reiki furono introdotti da Usui con la funzione di ruote d’addestramento, per gli studenti che non ammettevano che l’energia poteva essere trasmessa per potere di volontà!
Si racconta che Usui, per aiutare uno studente ad inviare energia a distanza, l’avrebbe invitato a concentrarsi su un vecchio mantra buddista, cercando anche simboli appropriati per facilitare tale connessione.

A questi simboli, successivamente, sono stati aggiunti anche dei mantra (facoltativi), lo scopo di questi suoni è quello di rafforzare, con la loro vibrazione, l’energia dei simboli.

Nel Reiki sono insegnati 4 simboli.

Il primo livello, Shoden, non prevede l’insegnamento di simboli, tre sono invece insegnati nel secondo livello Chuden ed infine un simbolo, l’ultimo, nel terzo livello, Okuden.

In questi ultimi anni abbiamo appreso che i simboli Reiki diffusi in occidente dalla Takata, non sono quelli insegnati da Usui, sono stati da Lei modificati e personalizzati (leggi sotto), tuttavia grazie al Reverendo Hyakuten Inamoto e alla sua scuola, oggi anche in Italia possiamo insegnare ed utilizzare i simboli originali di Usui.
I simboli “occidentali” trasmessi dalla Takata sono simili a quelli originali, ad essere molto diversi sono i Mantra dei primi due simboli.

Hayashi aprì una clinica: la Hayashi Reiki Kenkyu Kai. In questa clinica insegnava e sperimentava il Reiki. Oltre a rendere Reiki più pratico, introducendo le posizioni dei trattamenti, Hayashi, cambiò anche uno dei simboli, ottenendo maggiori risultati nell utilizzo di questo simbolo.

Tuttavia non ritengo importante la questione dei simboli “originali” o “tarocchi” nel Reiki, qualunque sistema o simbolo utilizzi, se ti senti in sintonia e lo apprezzi, funziona e funzionerà.
Abbiamo utilizzato, per anni nel Reiki, i simboli insegnati dalla Takata, pur essendo personalizzati e storpiati.
Sappiamo che il Reiki è stato trasmesso, in ogni caso e con qualsiasi simbolo usato.
E’ l’intento ad essere fondamentale nella trasmissione, non i simboli.

Hiroshi Doi, un Master Reiki Giapponese, da alcuni anni ha informato il mondo occidentale che nell’ associazione Reiki fondata da Usui, i simboli non sono più usati, sono illustrati per il loro valore storico, ma gli studenti imparano semplicemente ad usare l’energia con la pratica e la costanza.

I simboli hanno la stessa funzione della barche

I simboli hanno la stessa funzione delle barche: sono strumenti per attraversare il fiume. Usiamo questi strumenti durante l’attraversata del fiume, poi abbandoniamoli.

I simboli nel Reiki svolgono una funzione importante: quella di guidare i nostri primi passi nell’energia, ma, dopo un po’ di pratica Reiki e migliorando le nostre capacità, anche le ruote d’addestramento possono intralciare il cammino e inibire i progressi, (avete presente le rotelle che si mettono alle biciclette dei bambini quando imparano ad andare in bicicletta?). Ricordiamoci che impariamo più efficacemente se siamo in grado di utilizzare bene i nostri sensi. Normalmente ognuno di noi utilizza tutti i sensi, ma c’è in noi un senso più sviluppato dell’altro.

I sensi possono essere divisi in tre gruppi, pertanto Voi potreste essere:

1) sensoriale, portato per le sensazioni, questo gruppo include il tatto, il gusto e l’odorato.

2) Uditivo

3) Visuale

Se non avete chiaro a quale gruppo appartenete, provate a chiudere gli occhi e chiedetevi con quale senso percepite
più intensamente l’ambiente intorno a Voi.

Un operatore Reiki, per mezzo di una consapevolezza e un sentire maggiori che giungeranno con il tempo e con la pratica, utilizzerà i simboli Reiki fino a in quando non li avrà interiorizzati, poi li abbandonerà e proseguirà liberamente nel suo percorso, senza più sentire la necessità di usare i simboli Reiki.

Fino ad ora abbiamo letto e sentito che i simboli Reiki sono “sacri”, non sono di questo parere, sono le persone in realtà ad esserlo, non i Simboli. Gli stessi simboli, sono appoggi per concentrarsi, in alcune discipline energetiche, si sa che il solo pensare all’energia produce la connessione, o consapevolezza.

Alcuni insegnanti Reiki tramandano ai loro studenti di custodire gelosamente i simboli, di non rivelarli ad altri, o di bruciare il foglietto dove sono disegnati alla fine del seminario Reiki frequentato, cosa che la sottoscritta non ha mai fatto, ho ancora i pochi fogli che il mio insegnante mi aveva rilasciato nel secondo livello di Reiki!
Ho conosciuto una persona che non usava il secondo livello di Reiki proprio perché non ricordava i simboli appresi durante il seminario, aveva bruciato il foglietto alla fine, poveretta….si era pure esercitata a tracciarli….nella farina…. non a casa, ma durante il seminario!

Ecco, preferisco evitare queste situazioni, motivo per cui non approvo il sistema di “bruciare i fogli con i simboli riportati alla fine del seminario”.

I simboli Reiki non sono segreti, sono stati pubblicati in molti libri e diffusi anche tramite internet, la prima persona a pubblicarli, nel 1992, fu A.J. Mc Kenzie Clay, nel suo libro “A Step Forward For Reiki” (Un passo avanti per Reiki), tuttavia ritengo che un minimo di discrezione è necessario, per motivi spirituali è meglio mantenerli privati e riservati.

Se ci accostiamo ai simboli e ai mantra con il giusto grado di consapevolezza, con il tempo svilupperemo un rapporto personale con essi, sperimentando e percependo sempre più le qualità.
Fu proprio la pubblicazione dei simboli nei libri da parte di alcuni, a far emergere il dubbio nelle persone che erano state armonizzate da insegnanti diversi, infatti molti notarono che conoscevano ed utilizzavano versioni differenti dei simboli pubblicati, a questo proposito Vi invito a leggere questa lettera, scritta da Carell Ann Farmer, una Reiki Master del primissimo gruppo della Reiki Alliance, dove si legge che la Takata personalizzava i simboli per ciascuno studente.

Ad un certo punto del percorso, possiamo abbandonare i simboli, lasciare le stampelle, le rotelle, e imparare ad andare avanti senza sostegni, perché noi abbiamo questa capacità.

Il Reverendo Inamoto, durante un corso di aggiornamento per insegnanti Komyo Reiki ha spesso ripetuto:
“Nel Reiki non c’è dipendenza, nemmeno dai simboli o dai mantra, la cosa più importante è la nostra crescita”.

Reiki Ryoho è l’arte dell’abbandono, la pratica maggiore è proprio quella “del lasciare andare e del dare”, se una persona prende spesso e non dà, questo è un simbolo di ristagno e di morte, in quanto non c’è flusso, non c’è movimento e nemmeno cambiamento.

Possiamo, in ogni situazione, seguire la corrente e non opporle resistenza!
Quando sentiamo che un cambiamento è necessario, affrontiamolo senza resistergli, con flessibilità.

Lascia andare, e ti verrà dato. Aggrappati (attaccati) e se ne andrà.

Non attaccamento = nessuna sofferenza.

Non aspettativa = nessuna delusione.

Tutto è così semplice, quanti problemi e preoccupazioni in meno, se solo riuscissimo a mettere in pratica il non attaccamento e la non aspettativa nella vita!

Crescere nel Reiki significa anche sperimentare ed essere creativi, per esempio, nel trattamento fisico, è consueta una certa rigidità all’inizio, si schematizza, quando acquistiamo confidenza con il Reiki, impariamo anche ad usare l’energia in un modo libero, seguendo l’intuito e il cuore, lasciando libere le mani, che sanno dove indirizzarsi.

Questo atteggiamento è valido anche per i simboli.
I simboli sono utili per indirizzare la nostra mente e l’energia, come un raggio laser su un determinato punto o una determinata persona. Quando abbiamo imparato a farlo è possibile che non sia più necessario alcun aiuto. Dopo aver fatto abbastanza pratica con l’uso di Shirushi (simboli) e Jumon (mantra), l’operatore Reiki è incoraggiato ad evolvere e trascendere il bisogno di supporti o aiuti esterni, ed a lasciare simboli e mantra Reiki.

Il Reiki offre un incontro riservato con il Divino, un cuore puro, animato dall’Amore, non ha bisogno di simboli per collegarsi!