La salute? Per gli italiana è la cosa più importante dopo la famiglia
il sabato 17 settembre 2011 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Per il 29% è la prima. E cresce il numero di chi si rivolge alle nuove pratiche, oltreché alla medicina tradizionale


MILANO - Per gli italiani la salute è importante e molto: «Dopo la famiglia, è al secondo posto fra le cose più importanti della vita - spiega Renato Mannheimer, presidente ISPO -: più dell’amore e del lavoro. Il 29% degli italiani cita la salute come prima cosa più importante e ben il 61 % la include fra le prime 3 più importanti». Su richiesta di Astra Zeneca, ISPO ha condotto uno studio che rappresenta la prima iniziativa dell’Osservatorio Salute, un progetto che si propone di monitorare nel tempo gli atteggiamenti degli italiani nei confronti della salute.

I DATI - Ma come stanno gli italiani? E come si pongono di fronte alla salute? I dati che emergono dalla ricerca sono confortanti. Circa la metà dei nostri connazionali dice di star bene e complessivamente la percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo riguardo al proprio stato di salute raggiunge l’86%. E siamo anche attenti al benessere e alla prevenzione, con un picco nella popolazione fra i 35 e i 44 anni. In generale le donne appaiono più informate degli uomini; inoltre la consapevolezza della prevenzione aumenta in relazione al titolo di studio. Accanto all’attenzione verso la salute, l’indagine ha anche valutato l’orientamento degli italiani nei confronti delle nuove pratiche. Che hanno un discreto successo: il 16% degli italiani frequenta talvolta o spesso una SPA, un bagno turco o un centro benessere e altrettanti sono i connazionali che si rivolgono a letture, corsi e attività che riflettono il pensiero positivo. Il 15 % ricorre (talvolta o spesso) a massaggi rilassanti, shatzu e ayurvedica, mentre il 10% ricorre a cure omeopatiche e l’8% pratica la meditazione, il reiki, lo yoga o esercizi bioenergetici.

LE CULTURE DELLA SALUTE - Anche se gli italiani condividono nella gran maggioranza l’attenzione al benessere e alla prevenzione, l’atteggiamento con cui si pongono nei confronti della salute può presentare caratteristiche anche molto diverse. «Incrociando l’attenzione verso il benessere dei metodi tradizionali con la maggiore o minore propensione verso l’utilizzo di pratiche nuove abbiamo individuato 6 tipi di persone della cultura della salute» precisa Mannheimer. Ci sono i “tradizionalisti puri”, quelli cioè che si rivolgono esclusivamente alla scienza e alla medicina. Rappresentano il 30 % della popolazione , sono in genere più avanti negli anni e sono più spesso residenti in Centro Italia. Accanto ai “puri” ci sono i tradizionalisti “aperti”, anch’essi attenti al benessere e alla prevenzione tradizionale ma disponibili a provare – l’hanno fatto 1 o 2 volte – le nuove pratiche. Complessivamente i tradizionalisti costituiscono il 43% della popolazione. Il 27% degli italiani rientra nel gruppo degli “indifferenti”: non sono interessati alle nuove pratiche, ma nemmeno al benessere e alla prevenzione tradizionale. Sono in prevalenza anziani e più spesso uomini. Il gruppo dei “new agers” (7%), composto da soggetti attenti alle nuove pratiche ma non alle forme tradizionali, è costituito invece in prevalenza da giovani, forse perché, essendo in buona salute, pensano di non averne bisogno. Attenti alla prevenzione tradizionale ma disponibili a provare le nuove pratiche, cui fanno ricorso di tanto in tanto, sono i “curiosi”; più spesso giovani, rappresentano il 16% della popolazione. Un’elevata attenzione al benessere e alla prevenzione in senso tradizionale accompagnata da un regolare ricorso anche alle nuove pratiche caratterizza l’ultima tipologia individuata, quella degli “olistici”. Rappresentano il 7% della popolazione e sono più spesso adulti fra i 35 e i 54 anni.

Franco Marchetti



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