La Toscana approva l’uso terapeutico della cannabis. Una svolta anche in Italia
il giovedì 03 maggio 2012 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

"Mi chiamo Lucia, ho 30 anni e la sclerosi multipla. Stavo su una sedia a rotelle, ora grazie alla cannabis cammino".

Con queste parole, in una toccante lettera testimonianza che ha fatto il giro del web nel novembre 2011, si racchiudeva tutta la speranza riposta da alcuni malati di sclerosi nell’uso dei cannabinoidi nella terapia del dolore e si apriva un dibattito sulla somministrazione di sostanze stupefacenti come palliativi per alcune malattie.

Lucia, assieme ad altri quattro pazienti, sperimentava gratuitamente il Bedrocan, farmaco ricavato da infiorescenze di marijuana, nell’ospedale di Casarano, in provincia di Lecce, sperimentazione resa possibile grazie a un decreto ministeriale (18/04/2007) e a una delibera della giunta regionale pugliese (308/2010).

Nella lettera, la giovane donna descriveva i “miglioramenti evidenti ed eclatanti nell'andatura, nei tremori, nei dolori, negli spasmi muscolari, nella rigidità, nell'appetito, nell'umore e nel miglioramento totale della qualità di vita" e si augurava che diversi centri come quelli di Casarano riuscissero a sperimentare l’uso della cannabis a scopo terapeutico.

Oggi il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato l’uso sanitario della cannabis, da somministrare sia a casa che in ospedale a scopo terapeutico. E’ la prima legge regionale in materia, approvata già qualche giorno fa dalla Commissione sanità, con voto contrario di Pdl e Udc. L'assemblea si è pronunciata anche su una richiesta al ministero della Sanità di valutare se i cannaboidi siano da inserire nel tabellario farmaceutico. Oltre al rimborso dei farmaci, la legge regionale consentirà uno snellimento dei tempi burocratici con una somministrazione presso “le strutture del servizio sanitario regionale, Asl, strutture private (che erogano prestazioni in regime ospedaliero)”. Nel caso di Casarano, infatti, l’iter era molto complesso e partiva dalla prescrizione medica, passando per un’autorizzazione del Ministero della Salute che poi avviava una pratica in Olanda per il reperimento del farmaco somministrato ai cinque pazienti in ospedale.

Nella relazione alla proposta di legge si è posto l’accento sull’efficacia farmacologica dei cannabinoidi, fondata "su acquisizioni scientifiche, sperimentazioni e pratiche cliniche sempre piu' diffuse a livello mondiale". Olanda, Canada e Stati Uniti, infatti, utilizzano da anni la somministrazione di cannabis per curare alcune malattie come la sclerosi multipla, la depressione e nel trattamento del dolore nei pazienti affetti da cancro.


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3/05/2012 - OSPEDALI, ASL E CLINICHE SI ATTIVERANNO PER L’ACQUISTO E LA SOMMINISTRAZIONE

Cannabis contro il dolore, svolta in Toscana

E’ la prima Regione a facilitarne l’uso. I malati potranno utilizzarla anche a casa
MARIA VITTORIA GIANNOTTI
firenze

Cannabis contro il dolore: la Toscana fa da apripista. Dopo un lungo dibattito e polemiche, ieri il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la prima legge in Italia che facilita l’utilizzo di farmaci a base di cannabinoidi, indicati come ausilio terapeutico nella cura di gravi patologie - come la sclerosi multipla, la depressione o il glaucoma - e nei trattamenti palliativi per i malati oncologici.

Un decreto del 2007, firmato dall’ex ministro alla Sanità Livia Turco, rende già possibile l'utilizzo dei principi attivi della cannabis nella terapia farmacologica. Ma attualmente i malati – un centinaio in Italia - che vogliono curarsi così scontrano con complesse procedure burocratiche e tempi di attesa interminabili, dato che i farmaci sono disponibili solo all’estero (come in Olanda, dove l’utilizzo della cannabis è da tempo generalizzato).

D’ora in poi gli ospedali toscani, le Asl e le cliniche convenzionate con il sistema sanitario regionale, si attiveranno in prima battuta perché i pazienti possano accedere a questi preparati senza dover aspettare tanto: le strutture sanitarie, nel rispetto dei budget aziendali, li acquisteranno direttamente e poi li somministreranno. La cura, garantendo la continuità terapeutica, potrà essere proseguita anche a casa. La decisione, in Toscana, era attesa da tempo. E ieri, in Palazzo Panciatichi – sede della Regione – si sono dati appuntamento in tanti, per assistere all’approvazione di una legge destinata, in qualche modo, a passare alla storia. Il provvedimento è passato con 28 voti a favore, 13 contrari (espressi da Udc, parte del Gruppo misto e Pdl, con l’eccezione del consigliere Marco Taradash) e l’astensione della Lega Nord

La nuova legge regionale nasce dalla convergenza di due diverse proposte di legge. La prima, presentata da consiglieri del Pd, prevedeva l'uso di queste sostanze nell'ambito della terapia del dolore e delle cure palliative; l'altra, dei consiglieri del gruppo di Federazione SinistraVerdi e di un consigliere del Gruppo misto, ne prevedeva l'uso in una serie di patologie e disturbi, con la possibilità di ricorrere a preparazioni galeniche. Le due proposte sono diventate un atto unico, anche grazie alla consigliera regionale Alessia Ballini, che, mentre combatteva la sua battaglia senza scampo contro un tumore, si è impegnata nella sfida.

«Ora - commenta l'assessore alla sanità Daniela Scaramuccia - si potrà anche verificare meglio l'uso e monitorare il fenomeno». «Oggi migliaia di malati ricorrono al mercato nero – ricorda il consigliere Enzo Brogi, del Pd – o all’autoproduzione, generando problemi di sicurezza del farmaco e problemi legati alla commercializzazione». «E’ un atto di civiltà», esulta Mario Staderini, segretario di Radicali italiani. Contrario Stefano Mugnai, del Pdl: «Non è la politica a dover decidere se un farmaco è utile o no. Questa legge non cambia molto il processo di reperimento del farmaco. Se è un’iniziativa “manifesto”, abbiamo qualche difficoltà ad approvarla».


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