Moria di api causata dai pesticidi anti-maggiolino
il mercoledì 29 aprile 2009 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto


L’uso indiscriminato da parte di alcuni agricoltori danneggia il rapporto apicoltori-frutticoltori

2009-04-28
di PARIDE DIOLI
— SONDRIO —
API STERMINATE e maggiolini resistenti. Questo il risultato pratico di comportamenti al limite della legalità da parte di agricoltori «cani sciolti» che danneggiano tutti e tutto.
Infatti si incrina un rapporto di fiducia tra agli apicoltori che portano le arnie nei meleti per un reciproco vantaggio con i frutticoltori che collaborano e che rispettano i disciplinari concordati tra le varie categorie produttive.
Infine viene distrutto l’ambiente naturale in genere.
Infatti, oltre al danno conosciuto che i pesticidi, dispersi in fioritura arrecano alle api domestiche, avviene nello stesso tempo una strage per lo più sottovalutata perché sconosciuta, di insetti utili come le api selvatiche e i bombi, ma anche di tutti gli altri insetti floricoli che impollinano non solo le piante da frutto, ma tutta la vegetazione entomofila del bosco e del sottobosco.
«Il problema delle irrorazioni con insetticidi contro i maggiolini nel momento della fioritura - ricorda Gianpaolo Palmieri presidente dell’Associazione provinciale apicoltori - ritorna puntuale ogni quattro anni ogni volta che avviene una infestazione di questi insetti.
Proprio per questo motivo, la nostra associazione ha sottoscritto con le Cooperative frutticole di Ponte Valtellina e di Villa di Tirano un protocollo di intesa per evitare che vengano effettuati trattamenti in questo periodo sul melo, ma anche al tappeto erboso sottostante dove ci sono i fiori dei denti di cane. Sin qui le cose sono andate avanti abbastanza bene.
Gli apicoltori, infatti, avevano accettato di buon grado di portare gli alveari nei meleti, ricevendone un piccolo contributo economico, grazie al fatto che l’aumento degli impollinatori favorisce la produzione frutticola».

«PURTROPPO negli ultimi anni sono sempre di più i colleghi che rinunciano a questa pratica - aggiunge il presidente provinciale Apas - perché non si sentono sicuri, non tanto per il comportamento di chi aderisce alle cooperative, ma per colpa degli agricoltori isolati, che fanno trattamenti di testa propria e le cui conseguenze sono incalcolabili.
Bisogna sapere infatti che la stagione di produzione del miele in provincia di Sondrio si limita al periodo da maggio a luglio: se le api subiscono un tracollo in primavera, vuol dire compromettere gran parte della produzione ed è anche difficile riuscire a recuperare le popolazioni di api che sono state falcidiate».

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