Yoga dietro le sbarre: la storia di Francesco
il lunedì 17 ottobre 2011 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Nel carcere di Bollate, una speranza per i reclusi: «Questa disciplina mi rende una persona migliore»

MILANO - La situazione delle carceri italiane è allarmante: 150 morti di cui 51 suicidi solo nei primi nove mesi del 2011. Sovraffollamento, strutture fatiscenti, soprusi. In questo contesto la Casa di reclusione di Bollate è una mosca bianca: aperta nel 2000, è un istituto a custodia attenuata. I detenuti firmano un «patto» con la direzione e s’impegnano a seguire un percorso fatto di studio, lavoro, sport.LO YOGA - In questo contesto che sembra «privilegiato» - ma dove in realtà si mettono solo in pratica i dettami costituzionali - si può anche praticare yoga. E proprio questa disciplina ha aiutato il detenuto Francesco Tonicello a «diventare una persona migliore», secondo quanto lui stesso racconta. Perché lo yoga, spiega, non è una semplice ginnastica, implica una presenza mentale, acuisce la consapevolezza di sé, pone questioni etiche. La storia di Francesco dimostra come lo yoga possa aiutare a ritrovare il bandolo della matassa della propria esistenza. Una storia di recupero, determinazione, redenzione.Silvia Icardi17 ottobre 2011 19:22[/justify]

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