India: brevetto per 226mila formule ayurvediche contro la bio-pirateria
il martedì 12 aprile 2011 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

L’India è oggi l'esempio di una civiltà antica che risale a quasi 5000 anni. Tra le sue unicità prevalgono le tradizioni millenarie che ne fanno tuttora la culla di pratiche sempre più apprezzate e diffuse quali lo Yoga, la Naturopatia e l'Ayurveda. E l’india corre ai ripari per difendere quello che per il Paese è un patrimonio tradizionale, da uno sfruttamento indiscriminato da parte dell’Occidente. A questo proposito si è espressa la Traditional Knowledge Digital Library (TKDL), presentata a New Delhi durante il Congresso mondiale sulla bio-pirateria, tenutosi recentemente e organizzato dalla World Intellectual Property Organization delle Nazioni Unite (WIPO) e il Consiglio di Ricerca Scientifica & Industriale India (CSIR).

Si tratta di una grande banca dati contenente circa trenta milioni di pagine di informazioni sulle pratiche mediche Ayurveda, Siddha e Unami, con la traduzione in cinque lingue (Inglese, Giapponese, Francese, Tedesco e Spagnolo) di testi medici originariamente raccolti in Sanscrito, Arabo, Farsi, Urdu e Tamil.
Una raccolta costata anni di lavoro a una équipe di scienziati e ricercatori finanziata dal ministero della sanità di New Delhi. L’obiettivo immediato è tutelare l'India dalla pirateria praticata dalle multinazionali farmaceutiche. La posta In gioco è alta: ci sono miliardi di dollari di profitti da fare in un settore in rapida espansione come quello della salute e benessere, compreso il turismo medico. Si calcola, infatti, che siano già quindicimila i procedimenti ayurvedici che in questi ultimi anni sono stati brevettati in Occidente.

Con il paradosso che chi studia e crea da secoli la medicina tradizionale indiana in teoria dovrebbe pagare i diritti di sfruttamento commerciale a chi abusivamente, ha “attinto formule” da questa banca dati e le ha brevettate. La TDKL è una banca dati esclusivamente a disposizione dell’European Patent Office che può così verificare se chi presenta un brevetto ha scoperto davvero qualcosa di nuovo oppure ha solo “soffiato” informazioni esistenti. Al modello del TKDL ora si rivolgono altri Paesi del mondo che vogliono difendere il proprio patrimonio di conoscenze tradizionali. lndonesia, Ecuador, Kenya, Perù, Repubblica di Corea e Thailandia hanno già chiesto all'India aiuto per elaborare uno strumento simile di difesa.



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