Reiki vietato negli ospedali cattolici americani




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Ogni verità passa attraverso tre stadi: prima è ridicolizzata, poi violentemente ostacolata e infine è accettata come assolutamente evidente
A. Schopenhauer



Liberamente tradotto da

Stressed out

Traduzione eseguita da Ugo Dolcemascolo


Robin Zinchuk riceve un trattamento Reiki da Kevin Pennell



22 Settembre 2009
Debbie Griseuk è una praticante ed insegnante Reiki che al suo tempo ha fatto volontariato per le monache anziane di Manchester, New Hampshire, e per pazienti dell’ospedale di S. Giuseppe a Nashua (US). Infatti, s’occupò primariamente della manipolazione e della tecnica di cura giapponese al S. Joseph, dove frequentò un corso insieme alle anziane monache, e seguì un master di training all’ospedale Cattolico Romano finché divenne Reiki master.

Ma nella primavera scorsa la Conferenza Americana de Vescovi Cattolici annunciò che Reiki, dalla maggior parte ritenuta veicolo terapeutico, derisa da altri come Quacchera, non sarebbe più stata praticata negli ospedali delle chiese e nei centri di ritiro, poiché, secondo i vescovi, non basandosi sulla scienza né sulla Cristianità, è inappropriato per le istituzioni cattoliche.

Praticanti e clienti pretendono che Reiki riduce i dolori, lo stress e l’ansietà; accelera la guarigione delle cure chirurgiche e delle malattie, e fortifica il sistema immunitario. La gerarchia ecclesiastica la pensa in altro modo: “Senza una giustificazione da parte della Fede cristiana o della scienza, un cattolico che affida le sue cure al praticante di Reiki, opererebbe nel regno della superstizione, la terra di nessuno che non è fede né scienza”. Secondo le linee guida di ben sei pagine edite a proposito, “la superstizione corrompe l’adorazione verso Dio in quanto devia pratiche e sentimenti religiosi verso false direzioni”.

Griseuk, che vive a Merrimack, New Hampshire, ed è stata educata dalla Chiesa Cattolica, leggendo il documento si chiese cosa potesse esser capitato quel giorno In Vaticano.

La settimana seguente ricevé una telefonata dal S. Giuseppe ed apprese che l’ospedale non avrebbe più praticato cure Reiki. Griseuk era stata per quasi sette anni praticante volontaria presso un centro di benessere associato all’ospedale, ed affermò che “i Vescovi non avevano fatto la loro ricerca, poiché Reiki non è un sistema di credenza, né un culto, né niente affatto di male”.

La sentenza dei Vescovi giunge in un momento in cui Reiki guadagna crescente popolarità negli Stati Uniti. I sostenitori di Reiki affermano che l’energia si trasferisce dalle mani del praticante alle aree del corpo del cliente dov’è maggiormente necessaria. Durante una sessione Reiki, un cliente siede o giace, mentre il praticante poggia leggermente la sua mano su un corpo quasi completamente vestito, mantenendo la sua mano in posizione per un paio di minuti, prima di posarla su una altro “centro energetico” del corpo.

Reiki significa “energia vitale universale”, in giapponese, e si crede che questa cura sia stata sviluppata da un dottore giapponese intorn9o alla fine del XX secolo, e sia stata portata in Occidente intorno agli anni 1940 da una donna hawaiana di discendenza giapponese, che aveva appreso la pratica in Giappone e quindi la insegnò ad un esiguo numero d’americani.

Riscuotendo un crescente interesse nel campo delle cure alternative, un numero stimato di circa 1,2 milioni d’americani hanno avuto trattamenti Reiki, secondo una statistica condotta nel 2007 da parte dell’Istituto Nazionale della Sanità (INS), con un incremento del 12% a partire dal 2002. L’INS ha condotto uno studio specifico a proposito degli effetti di Reiki sullo stress: “Reiki può portare decremento alle condizioni di stress o ridurre le risposte psicologiche alle situazioni di stress, e può quindi rappresentare una valida aggiunta alla medicina tradizionale per ottenere significativi benefici sia per quanto riguarda la salute che in senso economico”.

“Da quanto possiamo vedere, la tendenza indica una forte crescita durante il 2009”, ha affermato Linda La Flamme, direttore esecutivo dell’Associazione Internazionale dei Praticanti Professionisti Reiki, sita in Nashua. I praticanti Reiki affermano a sostegno che Reiki non soppianta, semmai è supplementare alla medicina tradizionale.

RELAZIONI


Kay Murphy di Merrimack ha avuto delle sessioni di Reiki presso il Centro Cattolico Medico di Manchester, NH, dopo le ricomposizioni delle ginocchia, e giura che il piccolo programma è stato interrotto dopo la sentenza del vescovo.

“All’inizio ero piuttosto scettica,” dichiara Murphy, consulente in pensione, che dopo aver seguito un corso di Reiki tratta la propria famiglia ed alcuni amici. Del decreto vescovile dice: “È un vero peccato, perché la gente trae beneficio dal Reiki”.

Apparentemente l’ospedale San Giuseppe aveva acconsentito, poiché in una sua brossura aveva dichiarato Reiki “la più diffusa forma di terapie integrate”. Il direttore del servizio volontariato l’aveva dichiarata “Un’energia profondamente rilassante che favorisce nel paziente l’abbandono di stress ed ansietà. Ed è precisamente questo stato di rilassamento che facilita nel corpo umano la guarigione naturale”.

Griseuk afferma che le infermiere la chiamavano spesso in aiuto nella cura dei pazienti, e che qualche dottore prescriveva direttamente Reiki nelle terapie. Ha anche collaborato con le infermiere in pensione, presso il convento della Presentazione di Maria, in Manchester, ed ora continua la pratica in provato a Merrimack e Nashua.

Ma il Reverendo McManus, vescovo di Worchester e membro del comitato della dottrina che ha emesso il documento di condanna, dice che la ricerca dei vescovi non ha trovato prove mediche sul fatto che Reiki promuova la guarigione. E conclude che “Penso che a qualche livello ci sia un interesse in questo tipo di filosofia di vita new-age… che manca totalmente di spiritualità”. Ed aggiunge: “Nella tradizione cristiana è insito che la guarigione viene solo da Dio, che sceglie gl’intermediari – corpo medico ed infermieristico – per provvedervi”.

Alla domanda se avesse mai sperimentato Reiki, risponde scettico: “No! Prendo due aspirine e chiamo il medico”.

Il Dr Herbert Benson, pioniere nel campo scientifico “corpo-anima” è ambivalente riguardo al Reiki: “Credo ed aspettative giocano un formidabile ruolo nella guarigione”. Benson è cardiologo e direttore emerito dell’Istituto di Medicina Corpo e Anima presso l’Ospedale Generale del Massachussets. “Se uno crede in qualcosa, se s’aspetta che qualcosa succeda, interviene un effetto corpo-anima che è classificato come effetto placebo: un mezzo oltremodo potente per la guarigione”.

“Con il Reiki la questione è la stessa,” dice. “Si basa sulla scienza o su un effetto placebo? Non si mette in discussione la validità del beneficio della cura: semplicemente non si riesce a decidere se si tratta d’un effetto placebo o del Reiki in sé.” Nella sua clinica non si pratica Reiki, ma presso l’ospedale generale operano delle infermiere addestrate alla tecnica che praticano cure Reiki su richiesta. La portavoce Lori Shanks afferma che l’Ospedale delle Donne di Birmingham ha un programma pilota col quale si possono addestrare volontari ed infermieri interessati a praticare Reiki su richiesta dei pazienti, escludendone alcuni con certe limitazioni fisiche.

Un incaricato della Caritas Christi, supervisore degli ospedali cattolici nell’area di Boston, nega che in detti istituti si pratichi Reiki.

Sarah Ward, direttore di marketing e comunicazioni presso l’ospedale San Giuseppe, dice che ai pazienti si pratica Reiki su richiesta: “Dato che facciamo qualsiasi cosa che sia spiritualmente collegato al paziente, anche se non lo promuoviamo attivamente e non abbiamo più corsi istituiti”.

I pazienti del San Giuseppe si riferiscono spesso a Griseuk, che accorre direttamente nelle loro camerette. “Galileo è stato condannato dalla Chiesa cattolica,” afferma: “E la sua compagnia non mi dispiace affatto”.




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