Una Professoressa svela il mistero del "Ki"




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Traduzione di: Fabio Pirovano

Fonte: Prof Mines “Ki” Mystery

Di ABRAM KATZ, 25 Giugno 2009





Gloria A. Gronowicz non credeva in poteri misteriosi o a guarigioni da lontano.
Per Lei questo era un dilemma.


Gloria A. Gronowicz



Ha condotto uno studio lungo tre anni su una teoria molto ben pianificata che ha dimostrato che le cellule del campione crescevano meglio se trattate con Reiki in cui i praticanti passavano le loro mani sopra al contenitore.

“Non hanno nè toccato i tubi dei test, nè li hanno riscaldati, nè li hanno fisicamente toccati in nessun modo” disse Gronowicz.

Lei rimase stupita e confusa.

Lo studio, strettamente controllato, dimostra che i pazienti potrebbero trarre fisicamente vantaggi da qualche genere di energia emanata da mani esperte.

“Questo è quasi stupefacente per me” replicò Gronowicz.

“Come posso gli umani interagire con la sfera biologica?”

Gli studi della “University of Connecticut Health Center” sono stati finanziati dall’istituto nazionale della salute per medicina complementare e alternativa e poi successivamente pubblicati sul “Journal Of Orthopedic Research”

Gronowicz ha presentato lo studio questa primavera durante un meeting della NIH (National Institutes of Health) a Austin nel Texas.
Trovò un professore di Chirurgia della “University of Connecticut” con un dottorato in biologia molecolare alla “Columbia University”, che era una delle ultime persone da cui si sarebbe aspettata un interessamento.

Nel Reiki le mani del praticante non toccano mai il paziente. Inoltre si crede che le mani riescano a manipolare il “ki” o “energia vitale”.
La tecnica è stata sviluppata molto tempo fa in Giappone e negli anni ’70 è diventata popolare negli States, per i pazienti che cercavano metodi alternativi alla medicina standard.

La terapia non fa parte di alcun tipo di religione. I praticanti ricevono un attestato da uno dei molti centri e istituti di Reiki.

Secondo una statistica promulgata nel 2007 dal NIH la terapia “dell’energia guarente” è utilizzata da più di 1,2 milioni di adulti e da ben 161.000 bambini ogni anno.

“Il paziente potrebbe percepire un profondo stato di relax durante il trattamento. Potrebbe anche sentirsi riscaldato, rigenerato, o addormentarsi. Il Reiki sembra essere molto sicuro e non sono stati riscontrati effetti indesiderati di alcuna natura” ha aggiunto il NIH.

Studiare le persone è difficile, perché la presenza di un’altra persona potrebbe innalzare lo spirito del paziente e così affievolire il suo dolore.
Per questo motivo Gronowicz ha usato cellule estratte da ossa, pelle e tendini.

Le cellule hanno ricevuto 2 cicli di 10 minuti di trattamento alla settimana per due settimane.

Il primo set di trattamenti è stato realizzato da persone esperte di Reiki, L’altro è stato portato a termine da persone non specializzate.

Quando l’ondata di energia era terminata, Gonowicz ha esaminato le cellule.

Il risultato ha mostrato che il Reiki non ha effetto sulle cellule del cancro, ma il processo ha incrementato la crescita dell’osso di una percentuale molto importante e lo stesso ha fatto con le cellule della pelle e dei tendini.

Nessuno, vedendo i risultati dello studio, ha potuto far altro che essere positivamente stupito.

Il Reiki è già disponibile negli ospedali di Yale-New Haven, Waterbury, Griffin, Hartford e perfino all’ospedale della “University of Connecticut” nei quali viene offerto un trattamento che rientra in un piano di guarigione.

”Se il potere della mente e del corpo può influenzare la salute, perchè non usarlo?” disse.

Gronowicz ha espresso la sua idea di accettare i “biogeni” e che Le piacerebbe lavorare con un fisico per poterli studiare.
Per ora, però, non ci sono candidati.

“ Ci sono dei recettori? Ci deve essere un “biogene” che influenza la salute. Forse non è vero, ma se lo fosse?
Ciò rappresenterebbe una nuova era dei trattamenti medici.” specificò Gronowicz

Gronowicz ha sperimentato sulle ossa per 25 anni ed ha pubblicato circa 50 trattati che hanno però creato dubbio e disdegno tra alcuni scenziati, ma lei non si sente affatto preoccupata.

“Sento che è mio dovere rischiare per la scienza a questo punto della mia carriera. La scienza necessita di rischio e cercherò di spingere altri a fare lo stesso test” disse.

E aggiunse “mi piacerebbe passare il resto della mia carriera a lavorare su questo progetto”






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