Omeopatia sul piede di guerra
il lunedì 20 luglio 2009 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto


Lettera aperta di protesta per sollecitare il recepimento della direttiva europea sui farmaci che prevede l'equiparazione dei prodotti omeopatici per l'immissione sul mercato delle novità, per la pubblicità e per l'inserimento delle indicazioni terapeutiche
Il mondo dell’omeopatia è sul piede di guerra. Imprese, medici, pazienti hanno deciso di fare sentire la loro voce stanchi della situazione di stallo che ancora vige in Italia, dove a tre anni dall’entrata in vigore della legge che ha recepito la direttiva europea sui farmaci, ancora nulla è cambiato. La legge, insomma, c’è, il punto è che non è stata messa in pratica.

In sostanza, al contrario degli altri Paesi europei, in Italia non è ancora possibile immettere sul mercato nuovi farmaci omeopatici, non è possibile fare pubblicità al farmaco omeopatico e non è possibile inserire le indicazioni terapeutiche.

«Migliaia di medici italiani - si legge in un documento di protesta - raggruppati sotto la sigla di A.I.O.T. (Associazione Medica Italiana di Omeopatia, Omotossicologia e Medicina integrata), la maggiore Associazione di Medicina Complementare in Italia, esprimono a tre anni dal recepimento della Direttiva Europea sui Farmaci, profonda preoccupazione per la mancata attuazione della Direttiva stessa».

«L’attuazione degli articoli riferiti al medicinale omeopatico - prosegue il comunicato - consentirebbe finalmente l’eliminazione di quei divieti che per anni hanno colpito e discriminato l’intero settore dell’omeopatia e che a oggi ancora creano difficoltà oggettive agli operatori sanitari ed ai milioni di utilizzatori.

In Italia sono circa 9/10 milioni i cittadini che si curano con medicinali omeopatici e va ricordato che nonostante i pretestuosi attacchi verso questa disciplina, il nostro Paese è il terzo in Europa, dopo Francia e Germania, nell’utilizzo di questi farmaci.

Dal 1995, in Italia, non è possibile immettere sul mercato nuovi farmaci omeopatici, non è possibile fare pubblicità al farmaco omeopatico e non è possibile inserire le indicazioni terapeutiche. Tutto ciò crea un danno al cittadino, alle aziende, che vedono limitate le proprie risorse per gli investimenti in ricerca medico-scientifica e soprattutto agli oltre 20.000 medici che scelgono in scienza e coscienza di usare i medicinali omeopatici e che, per l’impossibilità di disporre di nuove armi terapeutiche, vedono limitate le proprie possibilità di cura».

«Ci aspettiamo e sollecitiamo - conclude il comunicato -, un intervento chiaro e forte da parte delle Istituzioni preposte al fine di porre termine a questa paradossale situazione».

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