Il potere internazionale della Cina passa dall'agopuntura
il lunedì 26 dicembre 2016 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Il parlamento approva la legge che regolamente la medicina tradizionale cinese. Obiettivo è quello di parificarla alla medicina "occidentale" e di detenere il "monopolio" della ricerca e della pratica

Giovanni Vasso - Lun, 26/12/2016 - 13:29

Anche l’agopuntura diventa uno strumento di potere internazionale, in grado di aumentare la forza diplomatica di Pechino.

E così la Cina ha deciso di regolamentare la medicina tradizionale, mettendo un freno ai guaritori improvvisati e agli abusivi e affermandosi, tra le righe, come unica autorità in grado di autorizzare la pratica degli autentici rimedi dell'antico sapere medico dell'Estremo Oriente.

La legge, come riportano i media cinesi, è stata approvata ieri dall’assemblea nazionale del popolo. Il parlamento ha dato il via libera alla regolamentazione dopo un dibattito durato sette giorni. La medicina tradizionale cinese avrà pieno diritto di cittadinanza negli ospedali e nei centri di maternità. E non sarà più la sorella sfigata di quella che a Pechino chiamano “medicina occidentale” ma verrà a questa parificata, con l'obiettivo di potenziare l'offerta di servizi sanitari alla popolazione nell'ambito del programma "Healthy China".

I privati potranno decidere di finanziare la ricerca di questa misteriosa branca delle scienze mediche. Ma per praticarla occorrerà superare dei test statali dopo un periodo di tirocinio nelle strutture sanitarie. Chi già la pratica da anni potrà ottenere la licenza previa “raccomandazione” di due medici tradizionali affermati e riconosciuti e dopo il superamento di un esame.

Pechino, poi, estenderà la disciplina del diritto di marchi e brevetti sui ritrovati e i medicamenti della medicina cinese. Su diverse formule, e pratiche, vigerà il segreto di Stato. A ripristinare la reputazione della medicina asiatica è stato il conferimento, nel 2015, del Nobel per la medicina a YouYou Tu, la scienziata cinese che ha curato la malaria con l'artemisisina, sfruttando e approfondendo un'antica "ricetta" medicamentale che le derivava proprio dall'antica tradizione cinese.

L’obiettivo del parlamento cinese è ambizioso. Da un lato riabilitare la tradizione medica cinese, duramente bistrattata dalle moderne scienze “occidentali” e dall’altra potenziare il cosiddetto “soft power”, ovvero la reputazione della Cina nel mondo. Una vera e propria ossessione, questa, per i governanti cinesi che sperano di aver trovato, nel "monopolio" dell’agopuntura e del patrimonio erboristico nazionale, una nuova leva per accrescere la loro influenza nel mondo.


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