Roma, cucciolo di cane aiuta bimba a uscire dalla terapia intensiva
il martedì 06 agosto 2013 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Lieto fine per primo caso all’Ospedale Gemelli di pet-therapy in Tip

Portos, un cucciolo di cane, ha aiutato la sua padroncina, una bimba di 10 anni ricoverata nella Terapia intensiva pediatrica del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, a guarire da uno stato depressivo profondo sviluppato in seguito ai suoi problemi di salute durante la degenza nel reparto intensivo. Un incontro al giorno col suo amico a quattro zampe l’ha aiutata a ritrovare il sorriso e le forze per reagire alla sua malattia e sconfiggerla. Ora la bimba è tornata a casa guarita.

Si tratta del primo caso di pet-therapy in terapia intensiva pediatrica nel Lazio e tra le prime esperienze di questo tipo conosciute in Italia, comunica l’ospedale in una nota. È il lieto fine avvenuto presso la Terapia intensiva pediatrica (Tip) del Policlinico universitario A. Gemelli, grazie all’idea dell’equipe medica diretta da Giorgio Conti, dove è stato attivato con successo un programma di pet-therapy nella bambina affetta da mielite postinfettiva (una reazione del midollo spinale molto rara) e per questo da una forma temporanea di tetraplegia. La piccola paziente aveva sviluppato uno stato di profonda depressione post-traumatica e l’equipe multidisciplinare di rianimatori pediatrici, neuropsichiatri infantili ed ematologi del Gemelli, d’accordo con la famiglia, ha condiviso l’idea che il gioco con il suo piccolo cucciolo di cane potesse essere di grande giovamento sia per il suo umore, sia per la guarigione che richiedeva l’impegno nella fisioterapia.

«La bambina era tristissima, non riusciva a dormire - racconta Conti - Abbiamo cercato di farla reagire facendo entrare in Tip Portos, un cucciolo di Golden Retriever che faceva parte della famiglia. Abbiamo organizzato, con il permesso della direzione sanitaria e rispettando scrupolosamente il protocollo di trattamento integrato con la pet-therapy, un incontro di un’ora con il cane tutti i giorni per due settimane, dopo la seduta di fisioterapia. La bimba, che si era chiusa in un mutismo acinetico e non riusciva a essere molto collaborativa in fisioterapia, ha subito reagito, già al primo incontro: è stato possibile staccarla dal ventilatore meccanico e iniziare a fare sessioni di fisioterapia più intensa. I genitori hanno accettato con entusiasmo la nostra idea e oggi la bambina è guarita e ha lasciato l’ospedale».

La pet-therapy è prevista nelle linee-guida di trattamento della Critical Care Society Usa (Società scientifica statunitense di Terapia Intensiva), ma questa è una delle prime esperienza di pet-therapy in Terapia intensiva pediatrica nel nostro Paese, certamente la prima nel Lazio. «Stati depressivi nei pazienti ricoverati in terapia intensiva pediatrica sono abbastanza comuni - conclude Conti - soprattutto nei bimbi un po’ più grandi perché che sono sottoposti ad alcune procedure come l’intubazione che li rattristano particolarmente. Per questo abbiamo attivato questo programma di pet-therapy e puntiamo a riproporre questo trattamento integrato anche per altri piccoli pazienti che in futuro saranno ricoverati nella nostra terapia intensiva aperta».


Fonte

Copyright © 2009-2020 Maria Grazia Mauri

Webmaster Maria Grazia Mauri