K’Intu

Secondo la tradizione Andina, tutte le storie iniziano sempre con tre foglie di Coca e con un rituale.
Da Brianzola, inizio questo mio scritto con tre foglie, non di Coca.
Il mio K’Intu, in questo caso, è composto da foglie del Ciliegio del mio giardino.

K’Intu con tre foglie di coca

Gli Sciamani Andini, invece, creano il K’intu raccogliendo tre foglie di coca, sovrapponendone una sull’altra, con il lato più scuro e lucido rivolto verso l’alto, e con questo rituale, composto da gesti molto antichi ancora attuali, si incontrano ed uniscono tre mondi in un’offerta.

Il K’intu è un mezzo di comunicazione tra sè e chi riceve l’offerta. Le offerte possono essere ricevute dagli Apu (Montagne, “Spirito o Signore” ), dalla Pachamama (La nostra Terra), da altre espressioni della Natura, o del Divino. Non è solo un’offerta e può anche essere usato come invocazione.

Il numero tre corrisponde ai tre corpi: fisico, energetico e spirituale, ed ogni foglia del K’intu rappresenta una delle tre qualità di Atiy (potere personale): Munay (Amore), LIank’ay (servizio), e Yachay (saggezza).

Il soffio

Quando si offre il K’Intu si soffia sopra per tre volte, nello stesso modo in cui i Sacerdoti Inca soffiano sulle tre foglie il Sami dei loro tre poteri umani, e con questo gesto creano la loro “offerta d’amore” per gli spiriti delle Montagne (Apu).
Il soffio crea la connessione, è il “wi-fi” dell’ intenzione che trasmette direttamente l’energia vivente Munay, Llank’ay e Yachay di chi soffia.

Un K’intu è una piccola e semplice offerta che ciascuno di noi può fare alla Natura per entrare in relazione con lei affinché ci parli, simboleggia l’integrazione di corpo, mente e cuore per portare equilibrio ai tre mondi: Hanaq pacha (mondo superiore), Kay pacha (mondo intermedio) e Ukhu Pacha (mondo inferiore).

Tre foglie di coca, accuratamente selezionate, sono utilizzate per lo scambio di energia dai Maestri Andini. Nelle Ande, in vari periodi dell’anno, si offrono K’Intu in diverse date, per esempio nella terza settimana di gennaio, in cui si esegue una cerimonia di ringraziamento alla Madre Terra per i frutti ricevuti e ancora da ricevere.
Il K’Intu in questo caso rappresenta un’occasione per abbracciare il vecchio anno, lasciando andare eventuali energie pesanti ed accogliere il nuovo anno che è iniziato.
Un’altra occasione è il primo di agosto, durante la festa della Pachamama:

I rituali K’intu sono preghiere e collegamenti con la natura, gli Andini hanno sempre onorato questo collegamento ed hanno compreso quello che noi invece ancora non abbiamo capito:
viviamo sulla Terra, la Pachamama, che è viva. Le offerte alla Pachamama sono una tradizione millenaria Andina ed in questo modo il popolo Peruviano esprime anche il suo rispetto per la Grande Madre che ci nutre ogni giorno.

I Paqos Andini si connettono agli Apu, spiriti delle montagne sacre e con la Pachamama, aprendosi a ricevere questo antico e profondo legame, con il Cuore chiedono agli Apu benedizioni amorevoli, ed attraverso il k’intu chiedono di ricevere energia in ciascuno dei tre centri, iniziando dalla pancia, passando dal cuore, per giungere alla mente.

Un Paqo (Sacerdote Andino) è un trasmettitore consapevole e volontario di energia, è un canale abilitato a cui è stato trasmesso il potere di fare appello alle forze della Natura ed ha la capacità di relazionarsi con queste forze diventando un elemento di collegamento, ma anche le forze stesse della Natura possono fare appello al Paqo, perché è un essere umano esperto nell’entrare in contatto con il soprasensibile, la sua missione sulla Terra è quella di usare i suoi poteri personali per aiutare a risolvere i problemi che si presentano nella vita di tutti i giorni.
Un Paqo andino ad un praticante occidentale dell’arte Inca, può insegnare che effettivamente il Kausay è racchiuso ovunque ma più che credere che tutto è vivo, occorre “vederlo” e “sentirlo”. Il Paqo si cala così nel suo ruolo di “Chakaruna”, diventando un uomo-ponte, poiché ha la capacità di vedere il mondo in una forma ma può vederlo anche in un’altra, è in grado di insegnare ad altre persone a fare la stessa cosa, con lo scopo finale di guidarle verso una visione della realtà più completa.

In sostituzione delle foglie di coca, è possibile usare l’alloro ( ma anche altre foglie), infatti molti Paqos nel mondo, usano foglie di alloro per comporre i loro K’intu, e per inviare l’energia vivente degli spiriti della Natura, i nostri genitori che ci fanno da mamma e papà, offrendolo per prima cosa, nello spirito della sacra reciprocità.
La “Paqarina” è la nostra Mamma Natura, e “Itu Apu” è il nostro Papà Natura.

Praticando il quarto livello delle tecniche andine la nostra prospettiva cambia di molto, matura e si amplifica, integrando in noi il potere degli spiriti della natura che ci fanno da genitori.
In termini energetici, le tecniche del sentiero Andino di IV livello portano ad un accrescimento di “Kallpa” la forza interiore che è il supporto principale di “Atiy”, il nostro potere personale.

La Natura ci mostra da sempre le sue capacità alchemiche di trasformazione, per esempio anche spargendo i semi nel terreno, aiutando così tutti gli esseri umani. Non a caso, secondo la visione Inca, la Natura è intelligente e benevola fino a quando ci si attiene nei suoi confronti, rispettando il proprio ruolo e la sacra legge della reciprocità. Per questo motivo, scambiare energie con la Natura, è un diritto umano, ma anche un’umana responsabilità che, purtroppo, non tutti onorano.

I Maestri andini, con antichi gesti, ci insegnano che gli uomini possono “guidare” il Kawsay, cioè indirizzare l’energia ed influenzare la realtà, e lo possono fare usando i tre poteri di cui siamo dotati: Yachay, il potere della mente, Liank’ay, il potere del corpo, e Munay, il potere umano dell’amore e quello della volontà uniti insieme. Munay è amore direzionato o amore intenzionale, grandi cose si possono fare usando il nostro abbondante Munay per dirigere l’energia vivente.

C’è una enorme differenza fra il nostro punto di vista e quello Inca, essi non dimenticano mai di essere grati alla Natura, per esempio, per loro la Montagna è viva, ha un suo spirito e una sua forma di coscienza. Noi siamo molto lontani da questo pensiero. Dalla consapevolezza Inca è possibile percepire una affinità istantanea con gli spiriti della Natura, ed iniziare una nuova fase del nostro viaggio spirituale verso la realizzazione del nostro destino.

Da Cuore a Cuore, con Munay!

Maria Grazia Mauri