Team italiano e francese, nuova scoperta della fisica:L’acqua viene “informata” dai principi attivi in essa diluiti.
il venerdì 22 luglio 2011 Stampa il Contenuto Crea file pdf del Contenuto

Si riaccende il dibattito sull’omeopatia La prestigiosa rivista scientifica Journal of Physics ha pubblicato il lavoro di ricerca “DNA, waves and water” condotto sull’asse Italia – Francia dal Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier e dal fisico Emilio Del Giudice. Nuove prospettive sul funzionamento dei medicinali omeopatici e omotossicologici

- Una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, Journal of Physic, ha pubblicato il lavoro di ricerca condotto da due gruppi di lavoro distinti, il primo francese coordinato dal Prof. Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina, con i tecnici e biologi Lavallè e Aissa, e il secondo tutto italiano coordinato dal fisico Prof. Emilio Del Giudice, (IIB, International Institute for Biophotonics, Neuss, Germany) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di Matematica ed Informatica, Università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White HB, Milano). Montagnier ha scoperto che alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi “memoria” delle caratteristiche del DNA stesso.

Questo significa innanzitutto che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati. Possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero quindi essere sia in termini diagnostici che di trattamento e terapia delle malattie. I segnali elettromagnetici presenti nell’acqua infatti sono riconducibili alla presenza o meno di una sua “memoria”, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trattamento e di terapia, con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali.

Un’ipotesi di ricerca simile venne percorsa due decenni fa dal ricercatore francese Benveniste: la scarsità di evidenze scientifiche a suffragio della sua teoria ne causarono all’epoca l’isolamento dalla comunità scientifica, ma dopo molti anni quelle ipotesi tornano inaspettatamente di attualità. E’ opportuno anche ricordare che la medicina omeopatica e omotossicologica sfrutta da sempre i principi fisici per cui l’acqua può essere “informata” da sostanze in essa diluite: la ricerca di Montagnier, Del Giudice e Vitello indica la strada per arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma medico omeopatico ed omotossicologico, e pare creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali, che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua “informata” dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni ed “attivata” tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche.

Essi acquisiscono così proprietà curative, ma – grazie all’alta diluzione del principio attivo – sono privi di effetti collaterali. In relazione alla pubblicazione del lavoro “DNA, waves and water”, il Prof. Giuseppe Vitiello ha dichiarato: “Il dato molto importante da sottolineare è che una rivista ufficiale di fisica come il Journal of Physics ha pubblicato per la prima volta una ricerca che normalmente sarebbe di competenza di un Journal di biologia o medicina. Un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera”.

Riferimento del paper: 5th International Workshop DICE2010, IOP Publishing “DNA waves and water” – L. Montagnier, J. Aissa, E. Del Giudice, C. Lavallee, A. Tedeschi and G. Vitello – Journal of Physics: Conference Series 306 (2011) 012007 doi : 10.1088/1742-6596/306/1/012007.

La pubblicazione sul Journal of Physics è liberamente scaricabile dal sito ufficiale della rivista, qui

Fonte






Le strane proprietà del Dna per sconfiggere l’Aids

di Susanna Grego

È stata recentemente scoperta una nuova proprietà del Dna: la sua capacità di indurre la produzione di onde elettromagnetiche a distanza in diluizioni acquose.
Già da tempo si sa che il DNA è in grado di imfluenzare la disposizione dei fotoni nel vuoto. I "fotoni" sono particelle di luce, d'energia, quanti.
Il biologo Poponin, utilizzò in un suo esperimento un tubo nel quale era stato creato il vuoto, ma nel quale erano presenti dei fotoni la cui distribuzione veniva monitorata. All'inizio, i fotoni sembravano sparsi all'interno del vuoto senza nessun apparente ordine prestabilito, come si aspettavano gli sperimentatori. Poi gli scienziati posero alcuni campioni di DNA umano nel tubo vuoto ed in maniera abbastanza stupefacente ciò che accadde è che i fotoni si riorganizzarono in modo ordinato secondo uno schema che sembrava avere un certo tipo di disegno intrinseco; questo era già di per sé piuttosto interessante poiché dimostrava che il DNA in qualche maniera trasmetteva delle informazioni che influenzavano la disposizione dei fotoni. Ma la cosa ancor più interessante è che quando il DNA fu tolto dal tubo, i fotoni continuarono a subirne l'effetto. Questo venne denominato con un termine molto noto: "DNA phantom effect".
Gli scienziati dell'equipe di Luc Montagnier, il famoso ricercatore francese scopritore del virus dell'AIDS, invece, hanno studiato come il DNA influenza le molecole d'acqua. Si accorsero della produzione di onde elettromagnetiche da parte del DNA una decina di anni fa, studiando il comportamento di un batterio che frequentemente si accompagna all'HIV, il Mycoplasma pirum. Si scoprì una nuova proprietà del DNA del M. pirum: l'emissione di onde a bassa frequenza in alcune diluizioni acquose del filtrato, caratteristica che fu estesa ben presto ad altri DNA batterici e virali.
Da quando è stata scoperta la struttura a doppia elica del DNA è risaputo che molte di molecole d'acqua sono solitamente legate alla doppia elica del DNA e contribuiscono alla sua stabilità. Poi numerosi studi di fisica indicarono che le molecole d'acqua possono formare aggregati o polimeri attraverso legami Idrogeno. Recentemente Emilio del Giudice e il suo gruppo di lavoro hanno mostrato e proposto come l'acqua possa essere organizzata in reti che coinvolgono milioni di molecole d'acqua che hanno la dimensione di nanostrutture. Quindi si è ipotizzato che queste nanostrutture possano auto mantenersi con le onde elettromagnetiche che emettono, e che possano conservare fedelmente l'informazione genetica del DNA. In seguito è stato possibile ricreare persino la sequenza di DNA partendo dalle nanostrutture di acqua indotte a distanza dal campo elettromagnetico di un tratto di DNA.

Tutti questi studi sul DNA, oltre ad essere molto affascinanti, sono anche molto utili a scopo medico: gli scienziati sono oggi in grado di individuare gli stessi segnali elettromagnetici provenienti dal plasma di pazienti affetti da varie infezioni e malattie croniche.
Un caso speciale è quello dell'HIV. Sono state individuate onde elettromagnetiche provenienti da sequenze di DNA dell'HIV nel sangue dei pazienti trattati con una terapia antiretrovirale e che rispondono positivamente alla terapia facendo sparire delle copie di RNA virale nel sangue infetto.
Per quanto riguarda il DNA di M. pirum, si è ipotizzato che i frammenti di DNA di HIV e le loro
nanostrutture presenti nel sangue non si possano originare dalla solita lisi cellulare ma, che siano parti capaci di ricombinarsi con delle cellule riceventi (i linfociti) per formare un genoma di DNA del virus completo e alla fine formare un virus infettivo.
Qualsiasi sia l'origine del DNA del virus, la sua facile individuazione come segnale elettromagnetico lo potrebbe rendere un marcatore biologico utile per riuscire ad aggredire la matrice virale. Si potrebbe trattare dunque di un potente strumento utile a testare nuovi tipi di cure per combattere l'infezione dell'HIV, che finora non è stato possibile raggiungere con le cure attualmente disponibili.

Questo è particolarmente importante per i pazienti che abitano i Paesi in cui l'incidenza dell'HIV è molto alta, raggiungendo il 5 o 10 % in un'ampia parte dell'Africa sub-Sahariana:

«Attualmente stiamo per avviare in Africa occidentale e meridionale alcuni studi clinici per testare nuove terapie. La loro efficacia sarà monitorata da questo tipo di test, insieme ai progressi di parametri più classici, valutando la piena ripresa del Sistema Immunitario.

Il nostro obiettivo è evitare ai pazienti di sottoporsi a una combinazione di farmaci tossici e costosi. - dice Luc Montagnier - Naturalmente le nostre scoperte hanno sollevato molte questioni irrisolte che necessitano ulteriore lavoro e interazioni. Il segnale del DNA è stimolato da onde da 7Hz che esistono in natura, sulla Terra. Anche le onde prodotte dal cervello umano sono nei limiti dei 7 Hz. Propongo alla vostra attenzione quest'idea che potrebbe non essere solo una coincidenza».

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